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San Marco

 

 

 

 

 

Camminando lungo quello che oggi è il percorso finale della via Fatebenefratelli, e un tempo un tratto del Naviglio, si può bene apprezzare l’importanza di questo insigne edificio, sia per la notevole profondità del coro, che per la presenza di molteplici cappelle laterali dai profili articolati. La chiesa fu fondata immediatamente al di fuori della cerchia medievale nel 1254 da Lanfranco Settala, generale dell’ordine degli Agostiniani.

Il suo aspetto architettonico è il risultato di diverse campagne che si sono protratte sino all Tardo Rinascimento, per poi subire un vero e proprio riassetto in epoca Tardo Barocca e concludersi infine con la facciata che, come del resto tutte quelle degli edifici medievali milanesi – ad eccezione della basilica ambrosiana – è frutto di un restyling eclettico Ottocentesco.

Il convento, con il suo studium e biblioteca, e la chiesa degli Agostiniani furono un fervente luogo di cultura e predicazione che tessè stretti legami tra i frati e importanti famiglie nobiliari, le quali predilessero San Marco come luogo per la loro sepoltura e vi fecero edificare numerose e ricche cappelle gentilizie. Tutto ciò fece della basilica uno scrigno di opere d’arte di straordinaria importanza. E fra tutte le chiese della comunità parrocchiale Paolo VI, proprio la chiesa di San Marco, può quasi quasi contendere con la Pinacoteca di Brera, casualmente sua dirimpettaia, un primato di patrimonio artistico.

Percorrere gli spazi della chiesa e dell’antico convento, permette di illustrare il corso della storia dell’arte sacra cristiana dal medioevo sino ai giorni nostri: dagli antichi sarcofagi di epoca viscontea, ai rari affreschi Trecenteschi, si passa alla ricca stagione rinascimentale, con i sentimentali affreschi del Luini e le soluzioni ardite degli scorci nelle volte del Lomazzo e di Carlo Urbino, per fare solo alcuni nomi. Non manca la presenza eccezionale di un’opera contemporanea come il trittico/video di Bill Viola ( http://www.artache.it/study-for-the-path.html ), collocato in una cappella del transetto meridionale. I dipinti realizzati fra Sei e Settecento rappresentano forse la nota stilisticamente predominate, almeno nella zona adiacente al presbiterio: le delicatissime tele del Legnanino e la cappella della Pietà, con la sua numerosa squadra di artisti impegnata a narrare passo per passo l’intera Passione di Cristo. Certamente non possono passare inosservati i due grandi teleri nella zona anteriore del presbiterio, che meritano un’attenzione particolare anche solo per il soggetto, momenti della vita di Agostino, dipinti dai pittori più prossimi al cardinale Federico Borromeo, il Procaccini e il Cerano. Una nota particolare va infine alla presenza di un oggetto d’arte minore, che minore certo non è e che si presenta come un unicum a Milano: il bellissimo presepe in carta del Londonio, capace di catturare l’attenzione di grandi e piccini

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