San Simpliciano
Chiesa apparente romanica e un po’ severa formata da un’aula a tre navate con alzato a sala, coperto da volte a crociera, impostate tutte alla stessa altezza, le cui sobrie pareti in mattoni a vista conducono lo sguardo del fedele ad attraversare lo spazio delle campate ritmate dei pilastri, per poi soffermarsi nell’abbraccio dei colori festanti di unarcobaleno che si apre nello sfondo del catino absidale. L’abbraccio è quello di angeli e santi che fanno corona intorno alla Trinità e alla Vergine Maria nel magnifico affresco rinascimentale del pittore Bergognone.
In realtà l’edificio è molto più antico: “un’ampia croce latina inondata di luce”, così si presentava in origine la chiesa, che era allora una spazio unitario, coperto da capriate lignee e illuminato attraverso l’apertura di grandi finestre. L’edificio di notevoli dimensioni conserva straordinariamente sino ad oggi le sue originali pareti perimetrali, elevate in altezza e ritmate da altissime arcature ci riporta a un’atmosfera antica. A custodire la memoria di quel tempo, dietro l’altare, ci sono le reliquie dei tre martiri cappadoci, inviati da sant’Ambrogio in missione in Val di Non e le spoglie del padre san Simpliciano, un santo poco conosciuto ai più: un vero e proprio gigante per la Chiesa, se fu scelto dal vescovo Ambrogio come suo personale catechista, e da Agostino come suo confessore.
Per Mille anni la basilica fu affiancata dalla presenza dei benedettini, a memoria della lunga vita del monastero rimangono un coro ligneo tardo Cinquecentesco, con iscrizioni in oro che indirizzano l’itinerario ascetico del monaco e due chiostri rinascimentali, che oggi ospitano la Facoltà Teologica, sorprendenti spazi di armonico silenzio, nascosti tra le vie del brulicante quartiere Brera/Garibaldi.